"VMV TRIO - La necessità di esprimersi: tre giovani voci del Jazz Contemporaneo"

09.10.2025
di Nico Pappalettera

C'è una nuova linfa che attraversa la scena jazzistica italiana, e la Puglia, ancora una volta, ne è culla fertile. Si chiama VMV Trio, e dietro questa sigla si celano tre giovani musicisti che stanno rapidamente conquistando l'attenzione della critica e del pubblico: Marco Cutillo (chitarra elettrica), Vincenzo Di Gioia (sax contralto) e Vito Tenzone (batteria).

Li ho conosciuti personalmente, e ho avuto anche il piacere di condividere con loro momenti musicali intensi. In ogni occasione, ho percepito quella rara combinazione di istinto, consapevolezza e urgenza comunicativa che trasforma un gruppo di musicisti in un vero progetto artistico.

Negli ultimi anni, il VMV Trio si è imposto con risultati che parlano da soli: 1° premio assoluto al "Teano Jazz Contest" e al "Tomorrow's Jazz" , indetto da Veneto Jazz, 2° posto all'"Onyx Jazz Contest" e al "Chicco Bettinardi", curato da Piacenza Jazz, oltre a una menzione d'onore per l'originalità all'"Abbazie Jazz Contest" e la finale del Conad Jazz Contest nell'ambito di Umbria Jazz.

Un curriculum impressionante per tre musicisti poco più che ventenni, che hanno calcato palchi di rilievo come l'European Jazz Convention al Castello Svevo di Bari, l'Onyx Jazz Festival, il Teano Jazz Festival, il Teatro Van Westerhout di Mola di Bari e il Duke Jazz Club.

Alla domanda sul perché di questo progetto, Marco Cutillo risponde con disarmante sincerità: «Viviamo la musica come l'espressione più profonda del nostro essere. È il nostro linguaggio emotivo e il modo attraverso cui processiamo le emozioni e ciò che ci accade intorno. Più che una scelta, è una necessità condivisa».
Questa dichiarazione racchiude l'essenza del trio: la musica come atto vitale, come modo di esistere. L'idea di progetto nasce dunque non da un intento "costruttivo", ma da un'urgenza espressiva comune, da una spontaneità che diventa linguaggio collettivo.

Il trio si muove su un crinale affascinante: quello tra radici jazzistiche e libertà strutturale. Come spiega ancora Cutillo, «gli elementi improvvisativi e di interazione derivano dal jazz più classico, dagli anni '40 in poi. Ma ciò che vogliamo superare è la rigidità formale: i nostri brani non si basano su strutture regolari, ma su sezioni cicliche, in continua evoluzione».
In questo contesto, la batteria assume un ruolo solistico e paritario, mentre l'assenza del basso apre spazi armonici fluttuanti, che permettono alla chitarra e al sax di reinventare continuamente l'orizzonte sonoro. È una scelta audace che restituisce al trio una libertà quasi cameristica.

A parlare di sound e contaminazioni è Vito Tenzone, che descrive la filosofia estetica del gruppo con fermezza: «Non ragioniamo mai in termini di genere. Ci lasciamo ispirare da tutto ciò che ci emoziona, dalla musica da film al rock progressivo, dalla classica al cantautorato».
È questa apertura che rende il VMV Trio difficilmente etichettabile. La loro scrittura collettiva, unidirezionale e coerente, nasce dalla fusione di mondi diversi che dialogano in maniera naturale, senza artifici.

Per Vincenzo Di Gioia, il segreto dell'equilibrio interno sta proprio nella diversità: «Abbiamo gusti e personalità differenti, ma ciò diventa la nostra forza. L'identità del gruppo nasce dal completarsi a vicenda, nel rispetto di una visione comune».
Le loro composizioni originali sono specchi fedeli di questa alchimia: un mosaico di voci che si sovrappongono senza mai sopraffarsi, restituendo all'ascoltatore un senso di continuità organica.

Il rapporto con il pubblico, spiega ancora Tenzone, non è mai scontato: «Il nostro obiettivo è sempre quello di lasciare un solco emotivo in chi ci ascolta. Adattiamo il repertorio al contesto, ma l'intento resta identico: arrivare nel modo più autentico possibile».
Che si tratti di un club raccolto o di un grande teatro, l'approccio non cambia: ogni performance è un dialogo sincero tra il trio e l'ascoltatore.

A chiudere la riflessione è Vincenzo Di Gioia, con una visione chiara e matura sul ruolo dei giovani nel jazz contemporaneo: «Non vogliamo ridefinire la scena o imporre linguaggi nuovi. Il nostro intento è semplicemente veicolare emozioni autentiche, affrontando temi che ci appartengono: la solitudine, l'introspezione, la ricerca di sé. È in questo che crediamo si giochi il futuro del jazz: nell'onestà espressiva».

Il VMV Trio è una delle realtà più vive e interessanti della nuova generazione jazz italiana: un gruppo capace di fondere ricerca, sensibilità e visione, senza perdere il contatto con l'emozione più pura: un viaggio in cui tradizione e futuro si abbracciano con naturalezza, come se fossero la stessa cosa, non ponendosi solo come mera rappresentanza di un percorso di ricerca.

Parlando con loro e ritrovandomi a condividere il linguaggio della musica, del jazz, riconosco ogni volta la stessa urgenza sincera che ci accomuna: quella di cercare verità, suonando.