"Dalla Scuola al Conservatorio": un ponte concreto verso l’eccellenza musicale

18.06.2025
di Riccardo Lorusso

Cosa succede quando i giovani musicisti di una scuola a indirizzo musicale incontrano per la prima volta, dal vivo, l'ambiente formativo di un Conservatorio? Accade che si accenda una scintilla. Ed è esattamente ciò che è successo durante la recente visita della sezione musicale della Scuola Secondaria Mons. Di Donna di Andria al Conservatorio "Nino Rota" di Monopoli: una giornata intensa, ricca di emozioni, ma soprattutto di consapevolezza.

In un'epoca in cui il dialogo tra i vari gradi dell'istruzione musicale sembra ancora troppo frammentato, questa esperienza ha rappresentato una risposta concreta alla necessità di creare un ponte stabile e profondo tra la scuola secondaria a indirizzo musicale e l'alta formazione accademica. Non un semplice orientamento, ma un momento immersivo, dove la musica ha fatto da linguaggio comune tra docenti, studenti e futuri professionisti.

Accolti calorosamente dal Direttore e da alcuni docenti del Conservatorio, i ragazzi hanno avuto l'opportunità di assistere a vere lezioni, provare strumenti di livello professionale, visitare le aule di composizione, i laboratori tecnologici, le sale di registrazione, e confrontarsi con studenti universitari provenienti da percorsi diversi, ma uniti da una stessa passione: la musica come centro della propria vita. Un'esperienza concreta, tangibile, che ha mostrato ai giovani studenti cosa significa vivere e costruire un percorso musicale di alto profilo.

Questa visita ha avuto un valore profondo, non solo per ciò che ha offerto ai ragazzi, ma anche per ciò che ha restituito al concetto stesso di "formazione musicale verticale". L'interazione tra scuola secondaria e conservatorio non è un lusso, ma una necessità. È proprio qui che nasce la vera motivazione, quella che scaturisce dal vedere dove può condurre lo studio quotidiano, quell'ora pomeridiana di strumento, quelle prove d'orchestra che diventano improvvisamente parte di un sistema più grande, più complesso, più nobile

In questo senso, l'incontro con il Conservatorio ha svolto anche una funzione pedagogica essenziale: ha aiutato i ragazzi a ridefinire i loro obiettivi, a porsi domande più mature, a immaginare il proprio futuro artistico con maggiore lucidità. E se è vero che "si diventa musicisti per imitazione prima ancora che per metodo", allora l'ascolto diretto, l'osservazione dei modelli professionali, la condivisione di esperienze musicali tra pari e mentori sono strumenti potentissimi per far crescere il desiderio, la disciplina e il sogno.

Ma la valenza di quest'iniziativa va oltre l'impatto sui singoli studenti. Essa rappresenta un modello replicabile e auspicabile per ogni realtà scolastica musicale: creare reti, legami istituzionali, collaborazioni strutturate con i conservatori del territorio, e non solo, significa lavorare concretamente per il futuro della cultura musicale nazionale. In un tempo in cui si parla tanto di dispersione scolastica, di fragilità identitarie e di sfiducia nelle istituzioni, esperienze come queste restituiscono significato, rotta e comunità.

Infine, la visita al Conservatorio è stata anche un'occasione per valorizzare l'impegno dei docenti delle scuole a indirizzo musicale: insegnanti che quotidianamente trasmettono valori, tecnica e passione, spesso con risorse limitate, ma con uno spirito didattico che guarda al futuro. E proprio qui entra in gioco anche il ruolo della metodologia didattica: un approccio come quello Kodály, fondato sull'accessibilità, sulla coralità e sull'educazione dell'orecchio e della mente musicale, può rappresentare una straordinaria chiave di accesso a una formazione musicale profonda e completa, capace di traghettare l'allievo verso orizzonti più ampi, come quelli di un Conservatorio.I

Perché, in fondo, educare alla musica non è solo insegnare a suonare: è costruire ponti. E noi li stiamo costruendo.